giovedì 25 aprile 2013

Lavorare meno per essere più ricchi

A chi si vanta di lavorare dalle 8:00 alle 22:00 facendo intendere agli altri che sono dei fannulloni, si può tranquillamente dire di tacere.
L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel mese di febbraio ha pubblicato uno studio sulle ore di impiego dei lavoratori nei 34 Paesi membri basato sui dati del 2010. I dati emersi sono chiari: lavorare tanto non fa bene all'economia.
In Europa le prime quattro nazioni per numero di ore lavorate all'anno sono: Grecia, Ungheria, Polonia ed Estonia mentre le ultime quattro nella classifica della produttività sono: Estonia, Polonia, Ungheria  e Turchia. Praticamente tre delle quattro più "laboriose".
Le nazioni dove si lavora meno ore in assoluto sono: Olanda, Germania, Norvegia e Francia che però, nella classifica mondiale degli Stati più produttivi, sono rispettivamente al quinto, settimo, primo e sesto posto. Potrebbe sembrare strano, ma gli economisti sostengono che oggi quantità e qualità di lavoro non sono intercambiabili.
Oggi in Italia si lavora mediamente 1774 ore l'anno contro le 1571 della zona euro e non si può pensare di compensare una bassa produttività lavorando più ore; semmai bisogna lavorare meglio, in modo più produttivo.
Le economie "peggiori" a livello mondiale sono proprio quelle in cui apparentemente si lavora di più, svetta il Messico con 2250 ore annue, ma ultimo in produttività, ogni ora contribuisce al Pil nazionale per 13,30 euro contro i 35,41 dell'Italia, staccata di molto dalla Norvegia con i suoi 64,45 euro, dalla Francia con 44,00 euro e dalla Germania con 42,48 euro.
In sostanza bisogna cambiare l'approccio al lavoro ed è la qualità che deve migliorare. Nel nostro Paese veniamo educati a considerare il lavoro come uno sfruttamento e non una collaborazione ed a pensare che i "datori di lavoro" (che in effetti sono i datori di stipendio) siano la parte "forte" mentre i dipendenti (che in effetti sono i datori di lavoro) siano la parte debole. Così in un mercato rigido e poco meritocratico si cerca il posto fisso con un reddito stabile. Gli esperti dicono però che un Paese è produttivo quando il lavoro è qualcosa con cui misurarsi ogni giorno, anche affrontando rischi maggiori.
In Italia non è che i governi abbiano dato sostegno all'ingegno ed all'intelletto esportato e conosciuto negli anni passati, anzi sembra quasi che si sia fatto di tutto per tarpare le ali alle passioni ed all'igegno nostrani (vedi fuga all'estero di "cervelli ").
Il lavoro è importante (nobilita l'uomo), ma non deve diventare "schiavitù", è giusto o sarebbe giusto dedicare una parte del tempo alla famiglia, allo svago, agli amici, alle passioni, allo sport, ecc. Il progresso e la tecnologia dovrebbero agevolare, semplificare il lavoro e la vita, ma se ci pensiamo oggi si lavoro di più per un riconoscimento economico inferiore. Oggi si lavora sempre, sabato, domenica, festivi, centri commerciali e negozi sempre aperti e ci si sente quasi in colpa se ci si prende una giornata da dedicare a se stessi o anche a fare niente.
Quando se ne accorgeranno i "governanti"? Quando faranno qualcosa per migliorare le condizioni di coloro che gli consentono di fare la vita che fanno?



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