lunedì 3 settembre 2012

Planino e valorizzazione turistica


Vista l'assenza della controparte e per maggiore chiarezza è doveroso specificare e puntualizzare alcuni aspetti esaminati e discussi nell'ultimo incontro svoltosi a Tribil Superiore.


La serata è stata aperta dall'arch. Marcon che da anni si occupa di pianificazione territoriale e di valutazione impatto ambientale relativa a piani e/o progetti, per cui conosce molto bene gli argomenti.
Nella sua presentazione l'architetto sottolinea l'unicità delle Valli del Natisone sia dal punto di vista naturale che storico-antropologico.

Accogliendo l'invito rivoltogli dal movimento FreePlanine, ha dato una lettura tecnica critica del documento: "PIANIFICAZIONE DI INTERVENTI COORDINATI PER IL RIPRISTINO, LA VALORIZZAZIONE E LA FRUIZIONE DEL PAESAGGIO DEL COMUNE DI STREGNA" commissionato dal comune di Stregna.
Marcon esprime da subito la sua perplessità in merito a molti aspetti e la sua contrarietà a molte delle scelte di intervento proposte, specificando di aver analizzato gli elementi oggettivi proponendo spunti di riflessione.

1.-Di cosa si tratta?
La delibera definisce il progetto: "documento di pianificazione intermedia atto ad individuare ed articolare cronologicamente le strategie, che si dovranno tramutare in iniziative e azioni concrete" ed ancora "atto di programmazione settoriale ed un progetto quadro riferito ad una seria di proposte di interventi da progettare in dettaglio singolarmente in momenti successivi" ; infine nella delibera di approvazione la giunta lo definisce "studio di fattibilità".
In pratica  è un piano-programma di opere che in base all'analisi del territorio (allargata a tutte le Valli) individua una serie di azioni strategiche in vari settori: ambiente naturale, mobilità, turismo, energia e settore produttivo da cui derivano una serie di interventi descritti e/o illustrati nelle schede allegate. Ogni scheda riporta "gli elementi fondamentali per la redazione dello studio di fattibilità, previsto dala normativa vigente sulla programmazione dei lavori pubblici".
Marcon specifica che non si tratta di uno studio di fattibilità, ma di un piano-programma di opere che potrà venire attuato attraverso i livelli di progettazione: studio di fattibilità, progetto preliminare, progetto definitivo ed esecutivo.

Prima osservazione: assumendo un piano-programma questo deve essere corredato dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) prevista per legge (sia comunitaria che statale).

Seconda osservazione: se invece fosse uno studio di fattibilità, come definito in delibera, non si trovano le necessarie e fondamentali alternative percorribili ed i punti di forza e debolezza che consentirebbero di giungere ad una scelta ragionata sia dal punto di vista economico che da quello ambientale; queste sono le finalità che, per legge, uno studio di fattibilità deve possedere.

In sintesi, in entrambi i casi mancano due elementi fondamentali:
-  analisi e confronto alternative
- valutazione degli impatti ambientali
degli interventi al fine di assicurarsi  che "siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno sviluppo sostenibile".

2.-Valori del territorio
Il "piano" proposto definisce correttamente come limite la dimensione territoriale del comune di Stregna, quello che preoccupa l'arch. Marcon sono le parole: "la lettura del territorio che è stata effettuata (in questo studio) non ha, naturalmente, pretese di esaustività. Essa è strumentale piuttosto agli obiettivi proposti, e volutamente parziale" ed ancora "il paesaggio naturale...non presenta particolari emergenze o polarità che rappresentino da sole attrattive tali da provocare/giustificare una visita" proseguendo con "per quanto riguarda la mobilità ed accessibilità si rivela la mancanza di tratti stradali non adatti ai mezzi di media grandezza quali gli autocaravan..." tali indicazioni sono, secondo Marcon, così marcatamente strumentali agli interventi proposti che distorcono una visione complessiva dei "valori" del territorio.
In tal modo il "parco" sul Planino diviene la principale (se non unica) attrattiva, a discapito della più ampia valorizzazione turistica delle Valli che riguarderebbe anche la tutela e salvaguardia degli aspetti naturalistici tipici.

L'arch. Marcon prosegue il suo intervento analizzando nello specifico alcune tipologie di intervento proposte e, in sintesi, sottolineando come il Parco:
1. insisterebbe su un ampia area avente un elevato interesse ambientale, occupandone l'habitat ed inserendovi degli ambienti "artificializzati" (giochi d'acqua)
2. escluderebbe l'abitato di Tribil Inferiore e quello che può offrire anche dal punto di vista delle strutture ricettive
3. si focalizzerebbe sulla nuova struttura agrituristica la cui realizzazione costituirebbe un onere per l'ente pubblico rappresentato da oneri di urbanizzazione (acqua, luce, fogne, ecc.) nonchè un "consumo" di suolo a discapito del patrimonio edilizio esistente (non sfruttato)
4. costituirebbe un impatto notevole sulla biodiversità e specificità dei prati 

A parte l'autoesclusione del Parco, ci sono anche aspetti positivi quali: il centro didattico informativo, le aree di sosta con fondo naturale ed il recupero di aree abbandonate al fine di incrementare la superficie prativa.

Dall'impostazione del progetto emerge una visione ridotta delle potenzialità esistenti ed una mancanza di integrazione con altri valori e potenzialità del territorio.

Marcon ha inoltre citato esperienze già condotte o in corso quali: Greennet, Econnect, i Luoghi dell'associazione Dislivelli ed altri.

Concludendo Marcon invita a partire dalla criticità e debolezze delle Valli per un ripensamento complessivo delle risorse. Buona cosa sarebbe la creazione di una CARTA DEI VALORI DELLE VALLI DEL NATISONE una sorta di atlante informativo sui patrimoni e valori esistenti e da tutelare/valorizzare.

Il video dell'intervento dell'arch. Marcon:

  https://vimeo.com/48728583
In seguito la parola è passata alla d.ssa Giulia Testori che ha presentato la propria tesi di laurea riguardante le Valli del Natisone ed i problemi legati al territorio quali: spopolamento, abbandono della montagna e dei terreni coltivati, ecc.

Il lavoro delle d.ssa Testori si è focalizzato sulle possibili strategie per uno sviluppo graduale e sostenibile in particolare l'attenzione si è focalizzata su tre possibilità:

1. Il bosco come principale risorsa. Partendo dal bosco come aspetto negativo in quanto invadente i prati ed i terreni abbandonati, la tesi considera questo fenomeno come una risorsa da sfruttare: dalla produzione di legname per la vendita (attività già presente ma in modo scollegato ad una filiera) alla notevole potenzialità della biomassa legnosa di qualità notevole considerata la bassa umidità del legno in queste zone. Il tutto tramite un disboscamento programmato ed una filiera di vendita.

2. Nuove kamunje: gestione dei beni comuni come capitale sociale della comunità + agricoltura. Reinterpretando in chiave moderna l'antico sistema di gestione del territorio si può valorizzare il patrimonio esistente. In che modo? Innanzitutto attraverso un accorpamento fondiario che ridurrebbe la notevole parcellizzazione del territorio, successivamente attraverso l'acquisizione dei terreni abbandonati da parte dei comuni che potrebbero tutelare e gestire sia la risorsa boschiva che quella agricola nell'ottica di prodotti biologici di qualità. Una simile gestione del territorio oltre a consentirne la valorizzazione, potebbe impiegare manodopera locale, limitando lo spopolamento, mantenere in loco la ricchezza prodotta, venendo incontro alle reali esigenze dei residenti.

3. Nuovi usi degli edifici e spazi pubblici interstiziali. Sulla base di studi concernenti le Alpi (Ass. Dislivelli) la ricerca vuole contribuire a sfatare il mito che vede nella città e nella montagna due realtà diverse, spesso contrapposte e nel turismo l'ancora di salvezza per la montagna. La d.ssa Testori, analizzando e studiando i Piani di Sviluppo Locale, i Piani Interreg e Leader, ecc. si è resa conto che le risorse citate prima (biomasse, filiere, ecc.) vengono analizzate e considerate, ma quando riferite alla zona specifica, gli investimenti stanziati non sono il fine per una vera rivitalizzazione, ma una riconversione volta ad ospitare un attrattiva turistica. Opponendosi a tale principio, la tesi punta ad incentivare le caratteristiche locali, progettando ed inventando alternative basate sui principi della decrescita.

In particolare la tesi ha analizzato e formulato delle strategie prendendo come esempio il comune di Savogna ed alcune razioni in particolare.

2 commenti:

  1. ed un tuo commento sugli interventi di Marcone Testori?

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  2. Mi sembrava superfluo commentare... Hanno solo ribadito, da un punto di vista più tecnico, quello che la maggior parte della gente pensa ed i dubbi che nutre riguardo al progetto. E poi mi sembrava già un post troppo lungo, in caso ne pubblicherò uno ad hoc.

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